Dal
Ticino, un ponte con Sarajevo
Di Dani Noris
La
"Scuola per l'Europa" di Sarajevo, nata durante il conflitto, accoglie
1098 studenti di diverse etnie e di diverse religioni. Sostenere questa scuola
e i ragazzi che la frequentano significa aiutare la pace.
I ragazzi della scuola media La Traccia di Bellinzona hanno iniziato una raccolta
di fondi, mettendo a disposizione i loro risparmi e organizzando, con l'aiuto
dei genitori e grazie alla disponibilità del maestro Giovanni Galfetti,
un concerto per organo nella chiesa di Carasso. Con questa raccolta essi contribuiranno
a sottoscrivere delle borse di studio, del valore dì fr. 500. l'una a
favore dei giovani che frequentano le "scuole per l'Europa".
Ma come è nata nei giovani allievi della scuola La Traccia l'idea di
assumere questo impegno a favore dei ragazzi di Sarajevo? E come lo portano
avanti? Lo abbiamo chiesto ad alcuni di loro nell'emissione televisiva Caritas
Insieme trasmessa il 7 febbraio scorso:
"Abbiamo discusso in classe sulle difficoltà di creare un'Europa
unita e abbiamo preso come esempio l'Ex Jugoslavia. II nostro insegnante di
geografia conosce una ragazza bosniaca e ci ha chiesto se volevamo che venisse
a parlarci di come viveva. Noi abbiamo detto di sì per cui è venuta
e ci ha fatto una piccola relazione. Da lì è partito tutto."
"Ci hanno anche mostrato un filmato i cui protagonisti erano dei ragazzi
di Sarajevo, abbiamo visto che quello che raccontano nel filmato corrisponde
a quanto ci ha raccontato la ragazza. Tutti questi ragazzi erano di etnia e
religione diverse ma erano amici, non facevano delle distinzioni."
"Mi ha colpito nel filmato il fatto che nello stesso palazzo vivevano tre
etnie diverse ma che si invitavano gli uni gli altri. Per esempio a Natale chi
festeggiava in un certo modo invitava tutti gli altri del piano, facevano le
feste assieme e viceversa. Era bello!"
"Malgrado la guerra hanno voglia di ricominciare e si danno da fare, sono
ancora amici anche se si sono sterminate le etnia a vicenda. Grazie alla scuola
multietnica possono stare assieme e sono contenti."
"Ognuno di noi, un volta al mese porta qualcosa, la maggior parte della
nostra classe riceve dai genitori una paga settimanale, per cui usiamo i nostri
risparmi per aiutare qualcuno a frequentare la scuola per l'Europa."
"Cerco di risparmiare per riuscire ad avere una somma per aiutare quella
scuola. Rinuncio a comprare delle cose, aiuto la mamma nei lavoretti in casa
se c'è bisogno."
"lo vengo dalla Bosnia, sono stata recentemente a vedere Sarajevo. Ho visto
che tanta gente era felice di rivedere chi ritorna nelle proprie case, anche
se mezze distrutte. Ho visto che tante gente lavora, c'era anche un mercato.
La gente non comperava molto ma era felice di parlarsi, di rivedersi.
Al direttore della scuola La Traccia, Graziano Keller, abbiamo chiesto di spiegarci
come mai è stato scelto questo lavoro nell'ambito della scuola:
"È un'iniziativa partita quasi per caso. Quando ci siamo incontrati
con il plenum dei docenti all'inizio dell'anno abbiamo posto l'attenzione soprattutto
sul fatto che dobbiamo cercare di rendere più concreta la nostra scuola,
i ragazzi devono capire che quello che stanno facendo è importante e
che ha delle conseguenze. Per cui abbiamo cercato, sia a livello dei programmi
che delle proposte, di trovare dei punti sui quali i ragazzi avessero occasione
di riflettere su quello che stanno facendo. Per cui il confronto con una situazione
ben differente, dove l'andare a scuola non è scontato, è stata
una cosa molto interessante e ha veramente inciso sulla coscienza dei ragazzi
su cosa vuol dire poter andare a scuola".
L'idea di un concerto non è nata per volontà della direzione della scuola ma da un gruppo di sostegno formato da genitori che si coinvolgono con la vita scolastica e che partendo da spunti che arrivano dagli allievi, propongono degli ampliamenti. Così sentendo dell'iniziativa per Sarajevo in cui i ragazzi si sono impegnati a dare un piccola somma dei loro soldi (non dei soldi dei genitori) per garantire una borsa di studio a dei ragazzi della scuola multietnica, hanno pensato di organizzare un concerto.
Il concerto
è stato incantevole: innanzitutto per la bravura del maestro Giovanni
Galfetti, conosciuto come uno dei migliori organisti in Ticino, il quale ha
proposto un programma che ha permesso di fare un viaggio nella musica organistica
dall'inizio fino ad oggi, cioè dai testi del 600 fino a brani contemporanei,
per concludere con un classico Bach. Secondariamente perché l'organo
di Carasso è uno dei più begli esempi di arte organaria che abbiamo
in Ticino. Costruito una quindicina di anni fa dalla ditta Kuhn di Zurigo, ha
la particolarità del gruppo di canne a tergo dell'organista verso il
pubblico, che permette la messa in valore dei registri brillanti.
SCUOLA MEDIA LA TRACCIA: EDUCAZIONE ALLA PIENEZZA
La scuola cattolica riafferma la propria diversità, che è
un valore, ma rifiuta la separatezza. (Card.Carlo Maria Martini)
Il 25 ottobre scorso il Papa, ancora una volta, è intervenuto per riaffermare
pubblicamente il ruolo insostituibile della scuola cattolica. E lo aveva già
fatto il 23 febbraio, il 22 maggio, il 27 giugno e il 4 settembre: segno questo
di quanto sia grande l'attaccamento del Pontefice al ruolo di queste scuole,
e di quanto sia viva in lui la preoccupazione per un'effettiva libertà
di educazione. il Papa ha detto tra l'altro: "La scuola cattolica può
contare su un'educazione ricca di valori umani, culturali e spirituali. la scuola
cattolica è una preziosa proposta di cultura e di formazione. II non
avvenuto riconoscimento dei suoi diritti sul piano giuridico e finanziario la
penalizza certamente e impedisce a molte famiglie di sceglierla per i propri
figli".
Un'altra autorevole personalità del mondo cattolico, quella del Cardinale
Carlo Maria Martini, ha espresso nelle scorse settimane le stesse persuasioni:
"La scuola cattolica è erede di una storia popolare di libertà,
con la propria identità definita, senza contrapporsi ad altri soggetti
della società civile e senza chiudersi nel confessionalismo; la scuola
cattolica riafferma la propria diversità, che è un valore, ma
rifiuta la separatezza e chiede di essere messa sullo stesso piano di tutti".
Queste esortazioni fanno apparire come la Chiesa sia sempre presente e unita
nel ribadire la ricchezza dell'educazione cattolica.
In questo senso confortata proprio dalle parole del Santo Padre assume particolare
rilievo la proposta educativa della scuola media La Traccia di Bellinzona. Impostata
secondo uno sguardo cattolico sulla realtà ma proprio per questo aperta
a tutti gli allievi diretta da laici e con personale insegnante laico. La Traccia
è attiva da sei anni all'interno dell'Istituto Santa Maria, che per tanti
anni ha ospitato una rinomata attività scolastica gestita dalle Suore
di Menzingen, le quali hanno voluto mantenere una presenza educativa nel loro
grande e bell'edificio. La Traccia è una scuola media "parificata",
cioè riconosciuta da parte del Dipartimento Istruzione e Cultura, e risponde
alle esigenze e ai criteri richiesti dallo Stato. L'intento sostanziale della
scuola è quello di costruire un progetto educativo che abbia a cuore
l'allievo nella sua interezza di persona, appassionandosi al suo cammino scolastico
ed esistenziale, in un periodo importante e delicato della sua vita.
Per questo motivo, la Direzione e i docenti della scuola media La Traccia cooperano
in modo intenso con le famiglie degli allievi, perché esse sono i primi
responsabili dell'educazione dei loro figli. Per chi volesse visitare la scuola
e conoscere la direzione, allievi e docenti sono previsti due pomeriggi di "porte
aperte", arricchiti da un interessante programma culturale: martedì
31 marzo e giovedì 2 aprile dalle 14.00 alle 18.30.
"Promotori,
direzione e genitori, ci siamo lanciati nell'affascinante avventura dell'educazione.
prima in qualità di genitori, poi di insegnanti, avevamo capito che
vivere un rapporto educativo con i nostrì allievi era il nostro compito
più urgente di persone. In quanto cristiani, abbiamo creduto fin
dall'inizio che occorreva porsi davanti ai più giovani come uomini
che si coinvolgono interamente in quello che fanno, a partire da ciò
in cui credono. Non è forse vero che ciò che definisce i nostri
volti, diversi uno dall'altro, è quello che ci sta a cuore, quello
in cui speriamo? Quello che figli e allievi possono intuire incontrandoci,
è la presenza di un ideale che viviamo, senza che vi sia bisogno
di parlarne, ma innanzitutto perché la nostra vita si svolge con
gesti che nascono da quell'ideale: vivere e condividere la grande presenza,
nella nostra vita, di Gesù Cristo che ci salva. Dentro la nostra
scuola, questa posizione determina una laboriosità, un gusto, uno
sguardo tra colleghi e con i ragazzi che abbraccia tutta la loro persona,
attento all'intero bisogno che essa esprime. È da questo modo di
guardare a sé e agli altri che nasce l'insegnamento efficace, in
un clima di comprensione reciproca e di attenzione a tutto quel che facciamo".
Nadia Schira, genitore e segretaria della scuola |